Situato in provincia di Imperia, nell’entroterra ligure, Dolceacqua si fregia del marchio “Bandiera arancione TCI”, riconosciuto dal Touring Club Italiano tra i borghi più interessanti del nostro Belpaese. Incorniciato da uliveti e vigneti, il paesino medievale è attraversato da stretti vicoli che conducono al medievale Castello Doria, che domina dall’alto sulla valle e sul caratteristico Ponte Vecchio.
Cosa vedere a Dolceacqua
Il Castello Doria
Si raggiunge il Castello Doria seguendo Via Castello, la strada principale che, dalla Piazzetta d’Armi, risale a gradoni la collina fino all’ingresso. Lungo la via si affacciano diversi studi di arte e ateliers d’artiginato, un tempo botteghe medievali.
Costruito a dominio della valle dai conti di Ventimiglia nel XII secolo e conosciuto come “Castrum de Dulzana” (da cui “Dolceacqua”), il Castello proprio per la sua posizione acquisisce grande importanza ed attira gli interessi di molti personaggi dell’epoca.
Nel 1187, in cambio della propria investitura, Ottone di Ventimiglia cede il Castello a Genova. Ironia della sorte il figlio di Ottone, Enrico, viene assediato dai cittadini di Ventimiglia proprio al suo interno. Il Castello viene incendiato.
Dalle sue mura si ammira uno splendido panorama sulla valle.
Il Ponte Vecchio
Risalente al XV secolo, il ponte a schiena d’asino che contraddistingue l’abitato di Dolceacqua, fu costruito per collegare i due nuclei del borgo, separati dal torrente Nervia. Il ponte, interamente in pietra, è lungo 33 metri. La sua particolare forma rapì l’attenzione del celebre pittore Monet, che lo ritenne un esempio di armonia ed eleganza. L’artista visitò il borgo due volte, una di queste con l’amico Renoir, e lo ritrasse in un suo celebre dipinto “Le Château de Dolceacqua“.
Da un lato del pornte si trova la chiesa privata di San Filippo Neri, mentre dall’altro l’affresco del pittore Barbadirame, allievo di Picasso, dedicato ad Andrea Doria.
I vicoli del borgo
Una delle attività più piacevoli da svolgere a Dolceacqua è quella di perdersi per le vie del borgo, ammirando le case che, collegate da archi, si sovrappongono l’una all’altra, le decorazioni apposte dagli abitanti e le botteghe artigiane che espongono manufatti e piccole opere d’arte.
La via principale è Via Castello, che attraversa il Quartiere della Terra e risale a gradoni la collina collegando la Piazza d’Armi al Castello. Un’altra via degna di essere menzionata è Vicolo Borgogno, dedicata a Giovanni Tommaso Borgogno, ingegnere, architetto, incisore, cartografo e segretario di Vittorio Amedeo II Duca di Savoia, nonché autore della Carta geografica dello Stato Sabaudo.
Palazzo Doria
A ridosso della parrocchiale di Sant’Antonio Abate si trova il Palazzo Doria, in parte nascosto dagli ombrelloni dei bar e ristorantini che si affacciano sulla piazza, dove la famiglia Doria si trasferì una volta lasciato il Castello. Il Palazzo presenta fregi e portali in pietra.
Chiesa di Sant’Antonio Abate
La Parrocchia di Sant’Antonio Abate, con il suo campanile costruito su una delle torri delle antiche mura, risale al XV secolo. Il suo interno, dipinto di rosa, conserva diversi affreschi di gusto barocco, tra cui quello raffigurante Santa Devota, commissionato da Francesco Grimaldi e la “Madonna del Rosario” del , in cui si dice sia raffigurato Stefano Doria, con le sue due moglie: Apollonia Grimaldi e Caterina del Carretto, sposata perché la Grimaldi non aveva avuto modo di dare degli eredi al proprio consorte.
Caterina del Carretto era figlia del Marchese di Finale.
Sacro e profano convivono in Piazza Mauro: a poca distanza dalla Chiesa, si trova la fontana del Rossese, che celebra l’omonimo vino, tipico di questa zona.
La famiglia Grimaldi e Dolceacqua
La famiglia Grimaldi è da sempre parte della vita di Dolceacqua. Nel 1491, Francesca Grimaldi sposò Luca Doria, Signore di Dolceacqua. Le due famiglie, fino ad allora rivali, posero fine così all’inimicizia.
I due ebbero in figlio, Bartolomeo Doria che, nel tentativo di impadronirsi della rocca, alla morte dei genitori uccise lo zio Luciano Grimaldi. I monegaschi si ribellarono e Dolceacqua e i paesi appartenenti al feudo (Apricale, Isolabona e Perinaldo) rimasero senza un reggente. Sì votarono così a Monaco, facendo giuramento di fedeltà.
Per rinnovare dopo 500 anni lo storico rapporto culturale e d’amicizia che lega Dolceacqua al Principato di Monaco, il Principe Alberto II Grimaldi fece visita ufficiale al borgo il 17 settembre 2013.
In ricordo è stata posta una targa e realizzato un mosaico in pietra, rappresentante lo stemma Doria-Grimaldi, nella Piazzetta delle Armi.
All’interno del castello, alcune installazioni multimediali interattive consentono di comprendere meglio l’qlbero genealogico Doria-Grimaldi e la loro storia.
Tra verità e leggenda: la storia della michetta
Ogni borgo che si rispetti ha la propria leggenda e così anche Dolceacqua. Quella del borgo risale al XIV secolo, quando il marchese Imperiale Doria regnava sul borgo e pretendeva lo “Jus Primae Noctis”.
La giovane Lucrezia, promessa sposa di Basso, fu dunque prelevata la sera prima delle nozze per pagare il suo pegno. Rifiutatasi di concedersi al marchese, fu gettata nelle prigioni del Castello, dove morì di fame.
Per vendicarla, Basso, il suo amato, raggiunse il forte nascosto tra i fasci trasportati da un mulo. Arrivato di fronte a Imperiale Doria lo minacciò, ordinandogli di abolire lo “Jus Primae Noctis”.
Per festeggiare, le donne del paese realizzarono un dolce a forma di organo sessuale femminile, la “Micheta”. Da allora, il 16 agosto di ogni anno i giovani del borgo celebrano la “Festa della Micheta” con canti, balli e naturalmente il vino del luogo: il Rossese.
Dove parcheggiare a Dolceacqua
Un ampio parcheggio gratuito si trova proprio ai piedi del castello, dietro il Ponte Vecchio e la chiesa di San Filippo Neri.
Sul retro della chiesa si trova anche una toilette pubblica.
Attraversando il ponte a piedi, si raggiungono subito i caruggi di Dolceacqua: una posizione strategica per la visita di questo delizioso borgo.
Cosa mangiare di tipico a Dolceacqua
Il dolce tipico di Dolceacqua è la “Michetta”, di cui ti abbiamo raccontato la leggenda in un paragrafo dedicato di questo articolo.
Puoi accompagnare ogni piatto della cucina ligure con un buon bicchiere di Rossese e condire con l’olio di oliva, prodotto nei frantoi della zona